IL DOLORE DEL PARTO

come affrontare il dolore del parto e renderlo amico
woman wearing black long sleeved top

Dopo tanta attesa il momento è arrivato. Qualcosa sta di nuovo cambiando. La gravidanza ci insegna senza dubbio ad essere mutabili e flessibili. 9 mesi di cambiamenti per arrivare qua. Ci siamo preparate a tutto, ma comincia ad insinuarsi un’ antica paura, quella del dolore del parto

A sentire certi racconti ti viene voglia di scappare. Aiuto!!!  Altri invece vengono raccontati come l’esperienza più bella e coinvolgente della propria vita.

photo of a woman running on green grass
Photo by Noelle Otto on Pexels.com

Ricordo quando mi trovavo un giorno vicino ad una donna che, visto che avevo il mio bel pancione, pensò bene di raccontarmi il suo parto. Chiaramente era un resoconto dettagliato di tutte le difficoltà che aveva avuto. Sembrava che partorire fosse un po’ come morire. Era raccapricciante.

 Io ero di mio una che non mi lasciavo facilmente intimorire, quindi ascoltavo volentieri i bei racconti, come quello di mia madre che diceva che i suoi parti erano stati belli e veloci, mi rassicurava. O di mia sorella che si ruppero le acque mentre era sotto la doccia e che il tempo di prepararsi e andare in ospedale e la sua bimba era nata. Evitavo quelli che mi mettevano ansia.

Pur rispettando le storie di ognuna  non ho mai capito bene perché alcune donne ci trovano quasi piacere a raccontare tutto ciò che rende un parto difficile, apocalittico. Meglio stare lontani da queste persone, magari si darà loro spazio in un secondo tempo, quando anche il tuo parto sarà un ricordo. Al momento dai fiducia al tuo corpo. Si sta preparando per questo. Piuttosto vai a coccolarti con una buona amica che ti da buone parole, sostegno e positività davanti ad una cioccolata o un buon gelato e fatti una bella risata. Ridere fa bene al corpo e all’anima e anche alla tua creatura. E ti dirò di più fa bene anche al tuo perineo.

photo of woman smiling
Photo by Nataliya Vaitkevich on Pexels.com

Il dolore del parto non è paragonabile al dolore di quando ti rompi una gamba o hai un attacco di appendicite. Non è legato ad una patologia, ma ha sempre una finalità. La differenza primaria con il dolore come lo conosciamo  sta nel fatto che porta ad un fine, un lieto fine, veramente finisce quando nasce il baby ed è un dolore che dimentichi.
Il parto è un evento intimo e personale anche nell’incontrare il dolore. Non c’è chi è forte o debole. Ognuna arriva con il suo bagaglio e in quel bagaglio c’è quello di cui ha bisogno.
 A me piace chiamarlo viaggio.

fluffy clouds though airplane window during flight
Photo by Jill Burrow on Pexels.com

E sì, il parto è come un viaggio. Ti prepari per lungo tempo, sogni, pianifichi, metti tutto nella valigia e poi parti. Sai dove arrivi, ma non sai cosa troverai sulla strada. È un’avventura, l’inizio dell’avventura con la tua creatura.

Come riconoscere il travaglio

Quando il dolore è intenso, profondo, ti chiede concentrazione e si ripete dopo 4-5 minuti, qui possiamo dire che stai entrando nel travaglio.
Le 2-3 contrazioni in un’ora non sono segnali del travaglio, sono i primissimi campanellini, ma non ci sei ancora. Quando hai un dubbio, non è travaglio, proprio perché le contrazioni sono chiare.

A me era capitato 1 settimana prima del termine di svegliarmi al mattino con dei dolorini. Era la mia prima gravidanza e mi sentivo dubbiosa. Ogni tanto capitava durante la mattinata di avere un dolorino, piuttosto un fastidio tipo quello prima delle mestruazioni. Quindi non capivo e chiesi a mio marito di accompagnarmi in ospedale, anche perché l’ospedale che avevo scelto non era proprio dietro l’angolo, circa a 35 chilometri.
Una volta giunti in ospedale, l’ostetrica mi visitò e mi disse che potevo tornarmene a casa perché ne avevo ancora da aspettare, così mi disse.
Uhmmm… io non appresi quella notizia con gioia. Anzi!!! Mi innervosii.
Andammo a pranzo da mia mamma che abitava proprio in quel paesino di montagna, dove pure io sono nata. Stava preparando una buona polenta ed io la mangiai di gusto, ma anche con un po’ di rabbia. Non avevo capito i segnali del mio corpo. Avevo mal interpretato e questo aveva messo in me insicurezza e delusione. Per dirla tutta mi divorai anche una mezza tavoletta di cioccolata (forse intera).
Al pomeriggio pensai che andare a fare la spesa avrebbe potuto essere un buon modo per dimenticare. Mentre mi perdevo tra i banconi della frutta, verdura e quelli della pasta e riso, accadde qualcosa…ripetutamente sentivo qualcosa un po’ più intenso del dolorino del mattino. Quel qualcosa non era proprio regolare, ma mi costringeva a fermarmi. Memore di quello che mi aveva detto l’ostetrica, me ne guardai bene nel segnalarlo a mio marito e non dissi nulla. Semplicemente contemplavo a lungo gli ingredienti del sugo o dei biscotti.

In realtà si trattava di fitte dolorose, che duravano alcuni minuti, irregolari che mi obbligavano a stare ferma,  sicuramente cambiavo espressione del viso. Erano i prodromi. Le contrazioni preparatorie.


Andammo a casa e dissi che ero stanca e che volevo riposare. Lui uscì per incontrarsi con i suoi amici. Intanto io sentivo intensificare i dolorini, che erano comunque, sopportabili. Erano regolari, ma distanziati di 7-8 minuti. Riuscii a riposare un po’. Quando rientrò, lo aggiornai, ma gli chiesi pure di lasciarmi tranquilla e di non chiamare l’ospedale finché non fosse tutto chiaro. Aspettai che le contrazioni arrivassero a 5 minuti, ormai era sera e chiamai in ospedale per dire con orgoglio che ero pronta. Effettivamente il dolore ora si era intensificato e mi chiedeva di concentrarmi  sempre di più su di esso.

Per me era come essere nel mare, ogni ondata arrivava e poi se ne andava. Ogni volta mi dicevo: voilà una in meno. Ogni contrazione che arrivava e se ne andava, mi avvicinava alla conoscenza della mia creatura. Questo per me era confortante. La mia bambina fece il suo primo saluto alle 2.29 di quella lontana notte di marzo accompagnata dalle note di  What a wonderful world di Louis Armostrong. Sembra una fantasia, ma mia figlia è nata proprio così mentre io ho fatto il mio ultimo ruggito e Louis cantava questa splendida canzone. Sento ancora oggi i brividi sulla pelle. Mamma mia!!! Che fantastico momento.

brass saxophone on gray table near black bag
Photo by Pixabay on Pexels.com

La pancia durante la contrazione si indurisce parecchio, un po’ come già succede verso la fine della gravidanza, è un dolore che si irradia verso la schiena e verso il pube, la sensazione è simile a quando si hanno le mestruazioni. Tutto più intensificato. Ogni donna comunque è diversa ed ha la sua sensibilità. Alcune percepiscono più di pancia, alcune più di schiena, alcune entrambi. Si prova a definirlo, ma non è possibile. In fin dei conti se dovessi romperti una gamba non stai a trovare le parole specifiche di quel dolore.

Come incontrare il dolore del parto e renderlo amico?

Scegliere una struttura che ti fa sentire a casa, potrebbe essere davvero la tua casa o una casa del parto o un ospedale o una clinica. Importante è che tu ti senta al sicuro e protetta. Ci sono strutture dove allestiscono delle sale parto come degli appartamenti, ma che hanno una via d’accesso immediata all’ospedale. Lascia che vicino a te ci sia la persona amata e informala prima  dei  tuoi desideri, cosa ti fa star bene e cosa evitare. Ecco che qui una doula è nel suo compito perfetto. Ascolta prima i bisogni della mamma e fa in modo che vengano rispettati, sempre nella situazione di parto dove tutto procede senza complicazioni per mamma e bebè.  Sentiti libera di usare le posizioni che più desideri e nutriti bevendo e mangiando.

Devi sentirti in una situazione di agio e di sicurezza

Paura del parto

Non esiste donna che non ha paura del parto, quella paura nata dalla mancanza di conoscenza. Oggi non vediamo più la sorella, la cugina, la vicina di casa partorire. Questa è una paura naturale, importante è che non sia una paura che blocca. In quel caso, parliamo di altro e bisogna rivolgersi ad uno specialista. Si chiama tocofobia e provoca ansia intensa, terrore, grande sofferenza, si può sviluppare durante la gravidanza e porta a desiderare di non partorire. A volte si manifesta anche prima nel non voler concepire un figlio. Ma di questo ne parleremo in un’altra occasione.
Capita, comunque, quasi a tutte che verso la fine della gravidanza si vorrebbe protrarre quella sensazione di pancione, ma dura poco. Il desiderio di conoscere la propria creatura e di tornare a sentirsi agile e in forma prevale.

Come affrontare i dolori del parto

Ci sono piccoli trucchetti che possono alleviare questo fantomatico dolore.

Anzitutto facciamolo amico, non combattiamolo. Entriamoci dentro, accogliamolo! Non nascondo che questa pratica nel tempo mi ha aiutata anche a superare altri dolori sia patologici che emotivi.

È come essere nel mare. Lo dicevo anche prima. Prima nuoti, galleggi, poi affondi nella sua infinità per poi riemergere.

pure splashing sea wave in daylight
Photo by Ben Mack on Pexels.com

Quello che viene in aiuto è la conoscenza di sé stessa, sapere come ti comporti quando non stai bene, ad esempio quando hai mal di testa, cosa può venirti in soccorso?
Questo lo condividi con chi ti segue durante il parto. Quando hai mal di testa hai bisogno di un luogo silenzioso e buio? Bene, questa è un’indicazione.

Massaggi nella zona dove senti la necessità, ma vanno fatti tra una contrazione e l’altra. Potresti mandare a quel paese chi ti tocca quando sei dentro il mare in tempesta. Oppure potresti anche rifiutarlo e sentiti nel pieno diritto di farlo. Si possono usare olii non profumati. Attenzione ai profumi che potrebbero darti nausea.

Il calore è un buon alleato. Distende e rilassa i muscoli e legamenti. Fare una doccia calda dove l’acqua scorre sulla parte dolorante è di gran sollievo. Anche un bagno o impacchi caldi.

Il cambiamento di posizione. Sentiti libera di cercare la tua posizione. A seconda di come si sta muovendo la tua creatura il dolore si manifesta in modo diverso. La mia ultima bambina è nata con il faccino all’insù, guardava il cielo, dico io e quindi, il mio dolore era focalizzato soprattutto sul coccige. Ahia!!!
Possono aiutarti anche quei palloni da palestra per cambiare posizioni.

pregnant woman doing excercise
Photo by Yan Krukov on Pexels.com

E anche braccia forti su cui appoggiarti, sostenerti e lasciarti cullare.

Esiste pure l’ipnosi, l’agopuntura o la digitopressione, quest’ultima io la uso con le mamme che seguo e la insegno anche ai papà.

Chiaramente si può praticare anche l’epidurale, ma di questo ne parleremo in un altro articolo.

Non voglio dimenticare di menzionare pure la possibilità del parto estatico. Se ne parla poco, ma esiste. Quindi il parto non è solo dolore, può essere anche piacere.

yellow sunflower in close up photography
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